La Nostra Storia

Questa è una storia diversa ed uguale a tante altre storie di tartufai della mia zona, i quali trovano come me, un diversivo, un divertimento, nella ricerca e la raccolta dei tartufi. Tanti tartufai hanno il primo incontro col tartufo nello stesso modo, ma in modo diverso.

Il primo approccio col tartufo risale a più di venti anni fa. Tutto accade in modo fortuito. Sono con il cane da caccia Kitti, nella “piana di Nardo” (adiacente al torrente Pianello) alla ricerca di un piccolo bonsai da portare a casa. Scelgo un piccolo leccio con il tronco alquanto particolare e con un piccolo attrezzo trovato sul posto, lo estraggo. Scrutandolo attentamente mi accorgo che in mezzo alle radici c’é una pallina di colore biancastro.

Penso subito che può trattarsi di un piccolo tartufo. Chiamo kitti per farglielo annusare. Essa, non mostra alcun interesse verso quella strana cosa. Mi sposto verso un cespuglio di rovi e inizio a rovistare le foglie col le mani, per incitarla ad imitarmi. Con grande stupore mi accorgo che ho fatto ruzzolare alcuni tartufi neri, verso di me. Rimago stupito e dico tra me e me: allora i tartufi ci sono! Aveva ragione quel tizio quando mi diceva di averli trovati ! Torno a casa e da quel giorno inizia la mia storia di tartufaio. Prendo il tesserino Regionale per la ricerca e la raccolta dei tartufi e successivamente addestro un cane. Un piccolo meticcio dal pelo ispido, dal nome Ricciò.
Lo porto a girovagare senza una meta un giorno in un posto, un altro giorno in un altro. Non conoscendo le zone mi avventuro “alla cieca”, ovviamente in posti sbagliati. Nessuno ti suggerisce dove poterli cercare “tutti a bocca cucita.” Non solo i posti sono sbagliati ma anche il periodo! Continuo ad incitare il cane a cercare, ripetendogli continuamente, “dai su”. Dai su! Povera bestia mi guarda con timore e compassione. “Mi chiedo l’ho addestrato bene”? Oppure ha bisogno ancora di addestramento? Un giorno di gennaio del 1993 passo per caso sopra ad una scorzonaia, il cane arriva lì, incomincia a scavare freneticamente, ad un tratto né viene fuori uno scorzone grande come un mandarino. L’emozione è tanta!...Tanta è la gioia che bacio il cane sollevandolo da terra, poi lo innalzo in aria come fa un calciatore quando realizza il goal della vittoria.

Il mio cane è riuscito a trovarmi un tartufo!..e dico tra me e me: se è riuscito a trovare uno, riuscirà a trovarne anche altri. Continuo a girovagare con il cane alla ricerca di nuove tartufaie, e con l’arrivo della primavera, di tartufi ne trovo sempre di più, fino al fatidico giorno quando il cane, in una giornata di maggio, facendo il solito giro a tartufi, si infila dentro una macchia di rovi, e lì ingerisce del veleno.

Mi chino e lo vedo mangiare qualcosa, lo tiro fuori per una zampa e mi accorgo che ha in bocca un pezzo di pane! è molto strano quel pezzo di pane in quel posto, penso!

Mi incammino verso la macchina, il cane mi segue fino a che lo vedo barcollare e cadere a terra. La corsa verso l’ambulatorio veterinario è vana, Ricciò è morto! Mi assale lo sconforto, rimango impietrito da quel corpo inerte e senza vita. In un attimo tutti i miei sogni svaniscono insieme al mio amico fedele e leale con il quale ho condiviso, fino a quel momento, la mia nuova passione.

Rimango talmente scosso da quell’evento che, per un periodo non voglio sapere più niente di tartufi. Ricomincio dopo qualche tempo con un cucciolo di pointer che mi regala un amico, dal colore prevalentemente nero, dal nome “Nerina”.

Con essa, ricomincio da capo e piano piano, torno a girovagare per gli incolti e per i boschi alla ricerca di tartufi. Nerina mi regala grandi soddisfazioni scoprendo sempre più tartufaie. Nello stesso anno acquisto Dick, un cane di dodici anni, il quale ha mille difetti, ma in gamba nella ricerca. Non tollera la presenza di altri simili vicino alla buca che scava, ringhia così brutalmente che se allungo la mano verso la buca me la morde. Per estrarre il tartufo sono costretto a lanciargli una crocchetta di lato per distrarlo. Con quest’ultimo non ho affinità né amicizia, si è instaurato soltanto un rapporto di lavoro, lui trova il tartufo ed io gli dò la ricompensa. Inoltre se voglio accarezzarlo, devo evitare coda e fianchi, altrimenti si volta verso di me come una tigre e mi ringhia.

Nel corso degli ultimi vent’anni ho avuto tanti compagni a quattro zampe. Compagni di scorribande in mezzo a boschi, incolti, torrenti, colline, montagne e litorali marittimi. Dall’alba al tramonto incessante col sole e con la pioggia, alla ricerca di quel tubero così ambito e prezioso da portare sulla nostra tavola.

Oggi la mia conoscenza l’ho trasferita nell’attività di famiglia, alla quale mi dedico con la stessa passione e dedizione per la commercializzazione dei preziosi tartufi. Dalla mia esperienza ho appreso che solo attraverso il rispetto per la natura, l’uomo si realizza. “Non pretendere da essa più di quello che può offrire!”

La razionalità permette la convivenza reciproca tra animali, vegetali e funghi, che tra essi vivono la rigorosità dell’equilibrio naturale, utile all’ecosistema per tutti gli esseri viventi, uomo compreso.

Gabriele Caporale

Contattaci

Bibbiana Di Lucia:


Telefono

Email

Negozio

Via San Tommaso, 95/a
66040 Perano (Ch) · Italia

Gabriele Caporale:


Telefono

Email

Negozio

Via San Tommaso, 95/a
66040 Perano (Ch) · Italia

Sara Caporale:


Telefono

Email

Ufficio

7 Harlequin Pl · Shenley Brook End
Milton Keynes · MK5 7FF · United Kingdom

Rodolfo Di Lucia:


Telefono

Email

Ufficio

7 Harlequin Pl · Shenley Brook End
Milton Keynes · MK5 7FF · United Kingdom

© Dal Tartufaio d'Abruzzo 2017 - Via San Tommaso, 95/a 66040 Perano (Ch) Italia - P.IVA IT02366030696